Reperto della settimana: la più antica iscrizione sulla lebbra in Sardegna
11 marzo 2020
Al museo è presente una lastra marmorea rarissima del VII secolo con l’iscrizione funeraria di un bimbo, che doveva dormire un sonno indisturbato nel cimitero bizantino di San Giorgio, presso San Salvatore di Sinis.
I violatori della sepoltura, infatti, avrebbero patito, dopo la loro morte, la sorte di Giuda nell’inferno e da vivi la lebbra di Giezi, la più antica menzione della lebbra in Sardegna, terra in cui la lebbra è stata una malattia endemica dall’antichità al secolo XX.
------ [- - - vixit plus minu]s ann(os) III, dep(ositus) [-] / [F]evr(uariis), ind(ictione) III. Si [quis] / (h)anc sepultu[ram] / ebertere bolu[erit] / (h)abeat parte(m) c(um) / Iuda et lebra[m] / G(i)ezi (croce.)
Traduzione italiana secondo una nuova lettura (2020) di R. Zucca:
[nome del fanciullo] visse più o meno 3 anni, fu deposto (nella tomba) le calenede (1) (le none (5) o le idi (13) ) di Febbraio, nell’indizione terza (indicazione del terzo anno di uno spazio di 15 anni (indizione) incerto del VII secolo.. Se qualcuno volesse violare questa sepoltura abbia parte con Giuda (nell’inferno) e la lebbra di Giezi.
La storia terribile di Giezi che fu colpito da una lebbra inestinguibile, per la sua sete di denaro, così come la nuova lettura dell'iscrizione a cura di Raimondo Zucca sarà a breve su
A cura di Anna Paola Delogu
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