Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti
14 giugno 2020
Nell’Antiquarium Arborense è custodita l’ISCRIZIONE SABAUDA COMMEMORATIVA DEL RESTAURO SUL PONTE TIRSO
Il ponte sul fiume Tirso edificato in età romana, forse nella seconda metà del I sec. a.C., si presentava a quattro arcate sino al nono decennio del secolo XVIII, allorquando fu aggiunto un ulteriore arco, commemorato da una magniloquente iscrizione latina che restò in situ fino al 1️870, anno dell’abbattimento definitivo del ponte romano.
Il testo su sedici linee è il seguente:
Victorio Amedeo III,/ Sardorum Regi,/ Arestanei marchioni,/Providissimo (et) beneficentissimo,/qui / ut per occidentalem plagam transeuntibus/ tutus commodiorq(ue) aditus sit/ solidam planamqu(ue) hanc sterni viam/ firmissimos hos extrui sup(ra)Tirsum Pontes,/Solario Prorege etì CusanoAntistite/consulentibus adiuvantibus,/proponente ac dirigenteArchitecto Moia,/fecit./Grati obsequen(tes) monumentum/Arestanenses subditi et filii/p(ecunia) p(ublica) (posuerunt).
L’epigrafe celebra, come si è detto, l’aggiunta di un arcata (benché il testo parli pomposamente al plurale di solidissime arcate, di firmissimos pontes) al ponte romano sul Tirso e la realizzazione (o il rinnovo) del lastricato stradale perché fosse sicuro e agevole il viaggio per coloro che transitavano lungo la piana occidentale della Sardegna.
Autore dell’opera è il sovrano sabaudo Vittorio Amedeo III, di cui è ricordato esplicitamente il titolo di Marchese di Oristano, al tempo del Viceré Solario e dell’Arcivescovo Luigi Cusano.
La realizzazione tecnica fu curata dall’architetto Moia. Gli oristanesi, definiti secondo le concezioni paternalistiche della Corona “sudditi e figli”, posero l’iscrizione col denaro della cassa comunale.
A cura di Anna Paola Delogu
I più curiosi possono trovare un approfondimento a cura di Lucio Deriu sul portale www.museooristano.it