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23 settembre 2013
Giornate Europee del Patrimonio 28/29 settembre: grazie alla collaborazione tra la Cooperativa La Memoria Storica, Emina Usai e Massimo Casagrande della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano, Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca dell'Università di Sassari, domenica 29 settembre alle 17.30 ha avuto luogo la conferenza dal titolo "Quante Napoli c'erano nell'antichità?", durante al quale si è trattato di una Neapolis sommersa e di un'altra Neapolis terrestre raggiunte dai naviganti greci.
Vi è una associazione Napolinelmondo / Napoli Around the World Association che nel proprio statuto ha lo scopo di far conosce ai napoletani di Campania i loro fratelli emigrati ed i “napoletani” di tutto il mondo, ossia i cittadini di città denominate Napoli, Naples, Neapolis etc., ossia “città nuova”.
Nel sito internet di Napolinelmondo.org vi è una lista di queste Napoli, forzatamente incompleta in particolare per l’antichità: in Italia oltre alla Napule campana, c’è spazio per il parco archeologico di Neapolis di Siracusa e per la Neapolis sarda, in territorio di Guspini.
In Tunisia è annoverata Nabeul, la Neapolis degli antichi, presso Hammamet. In Grecia si elencano le Neapolis moderne di Creta (1868) ad ovest di Agios Nikolaos e del Peloponneso (1845), ma anche l’antica Neapolis (oggi Kavala), in Calcidica e Naufplio in Argolide, che proprio non c’entra niente con Neapolis.
In Turchia c’era Neapolis presso Efeso, non lungi dall’attuale Kusadasi, mecca del turismo vacanziero lungo la costa dell’Egeo.
Se passiamo al nuovo mondo dobbiamo volare in Brasile dove scopriamo una Neopolis, così denominata il 30 aprile 1940, in quanto “città nuova” rispetto a Santo Antonio di Vila Nova fondata dai portoghesi il 18 ottobre del 1679, nell’attuale stato di Sergipe. Ma sono gli Stati Uniti a possedere il più alto numero di Neapolis: iniziamo con Neapolis nel Tennessee, poi abbiamo Naples di Long beach – California, celebre tra i surfisti, Naples in Florida, nell’Illinois, nel Maine, nello stato di New York, nell’Ohio e nell’Utah.
Come abbiamo visto, nel mazzo delle Neapolis c’è anche quella sarda e l’altra tunisina che vengono raccontate, nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio, all’Antiquarium Arborense, domenica 29 settembre alle ore 17.30.
Perché uniamo insieme la Neapolis di Sardegna e quella della Tunisia?
Entrambe le città hanno un nome greco ma vennero costituite in due territori sottoposti al dominio di Cartagine: infatti il capo Bon, sulla cui costa sud orientale si trova Neapolis (Nabeul) dovette far parte dei domini punici almeno dall’epoca del I trattato fra Roma e Cartagine (509 a.C.), ma probabilmente dalla metà del VI sec. a.C. la Neapolis sarda rientra fra le fondazioni cartaginesi all’indomani della conquista della Sardegna (circa 510 a.C.).
Il problema è, allora, perché questi due centri che erano “luoghi di mercato” (emporia) di Cartagine, come esplicitamente ci racconta Tucidide per la Neapolis tunisina nel 413 a.C. ebbero entrambi il nome greco di “città nuova”?
I greci giunsero alle due Neapolis e fecero lucrosi commerci, ma è possibile che in ciascuna di queste città vi fosse una comunità greca che lascerà i suoi segni fino alla tarda antichità.
Ricerche archeologiche curate dall’Università di Sassari in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e Oristano nella Neapolis sarda e altre ricerche a Nabeul svolte dall’Università di Sassari, Scuola di Specializzazione in Archeologia subacquea della sede di Oristano, con l’intervento sostanziale del ConsorzioUno, insieme all’Institut National du Patrimoine di Tunisi (prof. Mounir Fantar) hanno rivelato due città antiche che parevano spazzate via dalla storia.