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Antiquarium Arborense
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Cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio

Il retablo della Madonna dei Consiglieri

6 aprile 2020

Il 6 aprile di 500 anni addietro, veniva a mancare, in Roma, l’urbinate Raffaello Sanzio, che soffia la bellezza nel Rinascimento italiano.

La Sardegna, che viveva appartata nel suo rango di piccolo Regno appartenente alla Corona di Spagna, non sviluppò, in assenza di mecenati o di corti principesche, un’atmosfera propizia all’acquisizione dei sommi dipinti di Raffaello.
Allorquando il Bibliotecario di Versailles, il Valery, accompagnato dal Canonico Baïlle, fratello di Lodovico, il grande intellettuale cagliaritano, potè visitare la sacrestia della Cattedrale cagliaritana, fu ammirato per il “trittico di Clemente VII” costituito da tre pannelli: nello scomparto centrale l’Addolorata e il Cristo in Pietà, a sinistra la Madonna col Bambino e Sant’Anna, a destra Santa Margherita e il drago. Esso fu trafugato nel 1527 alla camera da letto del Pontefice e poi lasciato a Cagliari dal soldato che aveva partecipato al sacco di Roma e che, pentito, l’aveva recato alla Primaziale cagliaritana, dove papa Clemente VII decise di conservarlo.
Si tratta di un capolavoro che il Valery attribuì all’«école de Raphaël», alla scuola di Raffaello. In realtà l’opera dell’appartamento pontificio è ritenuta copia di un originale perduto del pittore fiammingo Rogier Van Der Weiden (Tournai, 1399 circa -Bruxelles, 18 giugno 1464).


Noi vogliamo contribuire alla celebrazione del Cinquecentenario della morte di #Raffaello con una noterella su un dipinto dell’Antiquarium Arborense, che dimostra la conoscenza anche nelle scuole pittoriche della Sardegna ed in primis in quella di Stampace dell’opera di Raffaello. A fungere da veicolo dei capolavori dell’arte furono le incisioni, come hanno dimostrato le acutissime analisi di Renata Serra e di Roberto Coroneo dell’Ateneo cagliaritano.

All’Antiquarium Arborense è esposto lo scomparto centrale di un retablo del 1565, firmato dal Maestro cagliaritano Antioco Mainas, destinato alla cappella del Palazzo di Città di Oristano.
Dai documenti d’archivio risulta che il retablo era composto da sei scomparti e da una predella a sette riquadri.
Del polittico rimangono al museo la tavola centrale con la Vergine tra San Giovanni Battista, patrono della città, secondo la interpretazione di Maurizio Casu, e Sant’Andrea e i cinque Consiglieri in carica per quell’anno ed una Deposizione di Cristo, già della collezione Piloni di Cagliari ed ora nella Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Il tema catalano della Madonna dei Consiglieri viene tradotto dal Mainas in forme moderne, nutrite della lezione raffaellesca che il pittore cagliaritano poté assumere grazie alla circolazione nelle botteghe pittoriche sarde di stampe e disegni che contribuivano all’aggiornamento della cultura figurativa dei maestri sardi.

Infatti nei primi anni del ’500 Raffaello nel vasto e vivace orizzonte culturale fiorentino, sperimenta un’assidua elaborazione del tema vinciano e michelangiolesco della Madonna col bambino. La raffigurazione del gruppo sacro, con la sua ricchezza iconologica e simbolica, spesso arricchito da altre figure, diviene sin dalla gioventù il principale terreno di prova. Questa lezione in particolar modo dalle forme monumentali della Vergine in trono e specificatamente nel Bambino paffuto che sono ispirate al Mainas dalla Sacra Famiglia di Raffaello, mediata da una stampa di Marcantonio Raimondi.


A cura di anna Paola Delogu


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Dettaglio del retablo della Madonna dei Consiglieri
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