Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti
18 maggio 2020
#Laculturanonsiferma #museichiusimuseiaperti #oristanocittàdicultura la soluzione dell'#ArcheoQuiz
Questa volta solo in pochi hanno indovinato il nostro reperto misterioso!
Si tratta di una patella ferruginea rinvenuta in una tomba romana dell’antica città di Tharros ma, sono stati trovati i gusci anche nel sito archeologico di Monte Sirai. E’ la più grande patella del mare nostrum (con un diametro di 8 cm): è il principale invertebrato marino a rischio di estinzione, tanto che al momento si trova solo in poche zone della Sardegna, in Corsica, Marocco, Algeria, nel sud della Spagna e nel Parco nazionale delle Cinque Terre.
E’ protetta a livello internazionale, la principale causa della sua decimazione sono stati la pesca e l'inquinamento. E' stata rinvenuta di recente nelle acque dell'Area Marina Protetta di Capo Caccia - Isola Piana. E' sicuramente presente anche nel Parco Nazionale dell'Arcipelago de La Maddalena Caprera, nelle isole di Spargi, Razzoli, Budelli e Monaci, ma anche nell' Area Marina Protetta della Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre.
Nel nostro caso era stata utilizzata come “beauty-case” da una signora romana. Come sappiamo le donne romane adoravano cosmetici e belletti, occhi e labbra si coloravano con sostanze di origine naturale e artificiale, questi colori polverizzati venivano mischiati con sostanze grasse e posti dentro gusci di conchiglia che servivano come contenitori.
Le matrone romane, così come ci tramanda Ovidio, potevano contare su un estesa gamma di colori, ma quello preferito era, come in epoca moderna, il rosso acceso, che si otteneva dal minio e dal cinabro, ahimè purtroppo tossici.
Insomma, l’archeologia e il mare incantato della Sardegna continuano a custodire tanti segreti, tante sorprese ma soprattutto tante specie marine, rispettiamole!
A cura di Anna Paola Delogu