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Il maggio dei libri

25 maggio 2020

Contribuiamo al #IlMaggiodeilibri con un'importante iscrizione presente nel nostro museo alla quale associamo il De re rustica di Varrone, in una edizione di Lugdunum (Lyon) del 1549. Speriamo di incuriosirvi con una notevole opera della letteratura latina.

 

I tre libri del DE RE RUSTICA di Marco Terenzio VARRONE sono dedicati a tre personaggi differenti e hanno forma di dialogo.

Il primo, incentrato sul tema dell’agricoltura, è stato scritto per FUNDANIA, moglie dell’autore, a cui lo stesso Varrone aveva intenzione di impartire i precetti necessari per coltivare un fondo agricolo in maniera conveniente e produttiva. Una riflessione di carattere economico anticipa gli insegnamenti proposti. L’intellettuale reatino dichiara esplicitamente nel I capitolo del II libro (dell’arte) dell’agricoltura, di aver già composto un libro per Fundania sua moglie, affinché a norma dei insegnamenti del libro possa coltivare la sua tenuta “fundus” .
Varrone nel De re rustica mostra di conoscere con dovizia di particolari le pianure della Sardegna e verosimilmente possedeva terreni in Sardegna nel territorio tharrense.

Un’iscrizione (CIL X, 7893), custodita nell’Antiquarium Arborense, rinvenuta nel XIX secolo nell’area urbana di Tharros, documenta l’edificazione di un templum, con pomarium (frutteto di poma sacri alla divinità titolare del tempio) con il muro di recinzione (maceria) eretto verso la fine del I secolo a.C. a Tharros, da Fundania Galla, la moglie di Varrone, mediante l’intervento del dispensator (cassiere) della donna. Purtroppo l’epigrafe è mutila superiormente, sicché è venuta a cadere la dedica alla divinità; tuttavia potremmo ipotizzare, per il riferimento al pomarium, che il dio o la dea fosse una delle antiche divinità romane preposte alla fertilità ed alla vegetazione, quali Pomona, Tellus o Flora.

L’identificazione di Fundania Galla con la moglie di Varrone sembra essere avvalorata dal recente rinvenimento presso la necropoli di Monte Carru ad Alghero di numerosi embrici, utilizzati nella copertura di sepolture alto imperiali, con il bollo Fundanius / Tarrens(is), edito da PAOLA RUGGERI e PIERPAOLO LONGU (Un nuovo bollo laterizio dalla necropoli romana di Monte Carru. Alghero (SS), J. BONETTO, E. BUKOWIECKI, R. VOLPE (a cura di), Alle origini del laterizio romano.Nascita e diffusione del mattone cotto nel Mediterraneo tra IV e I secolo a.C., Roma 2019, pp. 587-591) che proverebbero l’esistenza di latifondi e fabbriche laterizie della gens Fundania nel retroterra di Tharros tra la tarda repubblica e il primo impero. Il personaggio indicato nel marchio di fabbrica dovrebbe appartenere all’officinator (responsabile della produzione di laterizi) Fundanius Tarrensis, un liberto di Fundania che utilizza come cognomen quello di Tarrensis, suo antico nome schiavile. Questo dato confermerebbe la localizzazione nella pertica di Tharros delle proprietà di Fundania di cui parla Varrone.


A cura di Anna Paola Delogu

 

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