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28 giugno 2020
Complimenti a coloro che hanno indovinato l'archeoquiz della settimana!
Nella documentazione artigianale di contesto punico, due “categorie” registrano più di altre nel loro repertorio figurativo gli aspetti fondanti della cultura religiosa su cui Cartagine organizza la propria identità: i rasoi votivi in bronzo e le uova di struzzo decorate.
I rasoi, misurano mediamente 11- 12 cm di lunghezza, lama sottile stretta e lunga con i lati maggiori rettilinei e paralleli e col taglio in uno dei lati minori espanso a ventaglio. L'opposto lato minore, quello del manico, si restringe formando due spallette e si prolunga per lo più in forma plastica, rappresentante un collo e una testa d’uccello acquatico, cigno o ibis che, in molti esemplari, si muove con libertà stilistica, formando un angolo col corpo della lama. Spesso il becco dell’ibis è bifido; alcune di queste lame sono ornate con figure graffite, oppure l’ornato è espresso mediante puntini realizzato con il bulino, le iconografie riportate sulle due facce e le notazioni zoomorfe che investono il manico a configurazione plastica, con originale raccordo al corpo, sono realizzate con tratti incisi.
L’associazione di motivi iconografici di origine egiziana e vicino-orientale, evidenziata in questi oggetti, si inquadra in un fenomeno ben noto nella cultura figurativa fenicia e punica, ove appare come riflesso di un sincretismo magico-religioso, per lo più funzionale alla protezione della sfera personale e familiare in tutto l’arco dell’esistenza umana, dalla nascita alla morte.
Non è quindi un caso che una classe di manufatti notoriamente legati ad aspetti di ritualità funeraria, qual è quella dei rasoi votivi, registri motivi dotati di un’accentuata valenza amuletica.
A cura di Anna Paola Delogu