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Antiquarium Arborense
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Reperto della settimana: bronzetto di gladiatore

Bronzetto di gladiatore conservato presso l'Antiquarium Arborense

12 luglio 2020

Nell’Antiquarium Arborense è conservato un bronzetto votivo di gladiatore databile all’età romana imperiale (h. 16 cm). La sua provenienza è incerta, Nuragus (Valentia) o forse Mogorella.


Viene rappresentato stante, con la mano destra all’altezza del capo ad impugnare una spada di cui rimane solo l’elsa e la sinistra all’altezza del fianco (doveva reggere uno scudo).

Indossa il perizoma sostenuto dal balteus, una protezione legata al torso per il braccio e la spalla destra e l’elmo completamente chiuso tranne che sugli occhi.

Raffigura un secutor, che si fa rientrare nella categoria dei gladiatori scutati. L'equipaggiamento tipico di questa categoria gladiatoria consisteva in vari componenti. Un elmo di forma tondeggiante con calotta liscia e cresta, un grande scudo concavo che aveva la funzione di proteggere dal ginocchio al viso lasciando appena scoperti i fori per la visuale.
L'arma del secutor consisteva in un piccolo e maneggevole gladio che per le caratteristiche divenne la prediletta dai gladiatori, detto anche sica. Il secutor inseguiva l'avversario (come opponente del retiarius) da qui tale appellativo di "inseguitore". Questo metodo di combattimento richiedeva una grande preparazione atletica per compiere lunghi scontri correndo e un'innata potenza muscolare e fisicità per sopportare il carico dell'armamento.



Pompei è uno dei maggiori esempi riguardo la vita dei gladiatori, gli edifici a loro deputati, l’organizzazione e svolgimento dei giochi.
Sono presenti numerose testimonianze che rimandano a vari momenti dello svolgimento della loro vita; dai graffiti tracciati dagli stessi, alle iscrizioni e graffiti parietali, ma anche sulle ceramiche. Questi “manifesti” affissi sui luoghi maggiormente frequentati, da persone addette a tale operazione, i libelli, erano scritti in lettere nere o rosse sulle pareti delle case pompeiane, recitavano in modo dettagliato il tipo di spettacolo offerto. Le informazioni contenute erano volte a soddisfare la curiosità della folla: si comunicavano notizie riguardo l’occasione per cui erano stati indetti gli spettacoli, il nome del magistrato o facoltoso che aveva bandito l’evento, il numero delle coppie di gladiatori che si sarebbero affrontate, il nome della città sede dei giochi, il nome delle caserme o ludus che prendevano parte alla manifestazione ma anche i nomi dei duellanti. Dai “manifesti” apprendiamo che gli spettacoli si svolgevano durante tutto l’anno, ma i mesi privilegiati erano quelli primaverili (da marzo a giugno), inoltre potevano durare o l’intera giornata sino a quattro giorni, ma per l’inaugurazione del Colosseo, l’imperatore Tito protrasse i giochi per oltre cento giorni.

Al mattino si svolgevano le venationes le cacce alle bestie feroci seguivano le esecuzioni capitali, e finalmente nel pomeriggio i duelli tra le coppie dei gladiatori.
Se si considerasse la mole dei graffiti figurati e delle pitture parietali, sarebbe possibile stilare una lunga lista dei beniamini della folla: solo a Pompei vi sono rappresentati circa centoventi gladiatori, tra vincitori e vinti suddivisi a loro volta in coloro che morirono e i graziati.

Oltre alle informazioni sulla familia gladiatoria di appartenenza, abbiamo notizie importantissime riguardo il tipo di armamento indossato e quindi la categoria di appartenenza.

 

A cura di Anna Paola Delogu 

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