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Reperto della settimana: fiasca da pellegrino

La fiasca da pellegrino conservata presso l'Antiquarium Arborense

26 luglio 2020

L’Antiquarium Arborense custodisce una fiasca da pellegrino in ceramica della prima Età del Ferro, proveniente dal Sinis.

I prototipi ceramici di questa classe di oggetti vanno ricercati nelle pilgrim’s flasks (o fiasche da pellegrino), recipienti a fiaschetta, a sezione lenticolare o pianoconvessa, con quattro piccole anse verticali passanti lungo la circonferenza che dovevano accogliere un laccio probabilmente in cuoio.

Il modello viene introdotto in Sardegna tra il XII e il IX sec. a.C. nell'ambito delle direttrici dei traffici commerciali in cui l'isola era pienamente inserita, grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo occidentale. Le origini orientali sono riconducibili all’ambito cipriota o siro – palestinese specificatamente filisteo.

Le fiasche del pellegrino nuragiche possono essere inornate o decorate con cerchielli “ad occhi di dado” impressi, accostati a incisioni a falsa cordicella, incisioni a chevrons o "spina di pesce" e, più raramente, a traslucido. Alla produzione fittile funzionale si collegano le riproduzioni miniaturistiche in bronzo, i cosiddetti “pendagli a pendolo” attestati in contesti tombali dell'Etruria villanoviana e in Sardegna.

Si è venuti a conoscenza degli esemplari enei miniaturistici inizialmente per i manufatti rinvenuti a Vetulonia e Populonia, e solo in un secondo momento si sono trovati i corrispondenti in Sardegna.
Si tratta verosimilmente di oggetti legati al culto, con una loro valenza simbolica.

In Egitto le “fiasche del pellegrino” contenevano l’acqua del Nilo raccolta dopo la sua esondazione, quando irrorando i campi era portatrice di abbondanza e fertilità, dunque potrebbe essere lecito ipotizzare che anche in Sardegna questi oggetti fossero riconducibili a rituali. La perfetta rispondenza formale degli esemplari sardi e quelli rinvenuti in Etruria non fa pensare a fenomeni di imitazione ma ne suggerisce la provenienza dall’isola.


A cura di Anna Paola Delogu 

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