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31 agosto 2020
Tra le ricostruzioni della nuova mostra temporanea, è presente il modellino di una trireme rostrata romana realizzata secondo i canoni dell’archeologia sperimentale, a cura dell’associazione Sardinia Romana coordinata da Giovanni Romano.
Con l’appellativo di Naves longae si distinguevano le navi da battaglia da quelle da trasporto, le onerariae.
Le triere o triremi, come quella della foto, erano navi a tre ordini di remi sovrapposti, caratterizzate da un'eccezionale agilità nelle manovre e di estrema velocità; le vele erano usate durante la navigazione di crociera ma, in assetto di battaglia, l’albero era rimosso e si manovrava con i remi.
Erano dotate di un “corvus”, un dispositivo con il quale venivano agganciate e speronate le navi nemiche, attribuito a Gaio Duilio, ma da taluno ritenuto una invenzione storiografica antica.
Dalle raffigurazioni esistenti, sembrerebbe che queste navi fossero normalmente munite di un ponte, la cui presenza ammetterebbe anche l’uso di torri e di artiglieria oltre che l’imbarco di un maggior numero di armati. Alcuni autori ammettono la contemporanea esistenza di triremi non pontate.
Il numero massimo di imbarcati poteva aggirarsi verosimilmente intorno ai 220-230 uomini, di cui 170 erano i rematori. L’impiego di queste navi è stato mantenuto fino al quarto secolo dopo Cristo, epoca in cui cominciano ad essere introdotti nuovi tipi di navi da guerra.
A cura di Anna Paola Delogu