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24 ottobre 2020
La lana e i tessuti in lana sono stati prodotti d’eccellenza in età romana.
Nonostante molteplici fonti letterarie ed epigrafiche testimonino tale attività, purtroppo la documentazione archeologica diretta di fibre e tessuti è scarsa, conservandosi solo in specifiche condizioni ambientali.
Tra i materiali relativi alla lavorazione tessile (fusarole e pesi da telaio) conservati nell’Antiquarium Arborense, figura un attrezzo appartenente alla Collezione Pischedda, rimasto pressoché immutato nel tempo, utilizzato per la tosatura della lana, le cesoie in ferro a molla (forfex).
Tale oggetto, utilizzato per molteplici funzioni che non consentono di escludere a priori un utilizzo per altre mansioni domestiche, agricole o artigianali, ha da sempre conosciuto ampi fenomeni di riciclo; infatti, in assenza di contesti funerari sigillati, la presenza di questi reperti in ferro è rara.
I caratteri morfologici del manufatto in questione (lunghezza cm 16,5) e di questa categoria di oggetti in genere, sono costituiti da due lame di forma triangolare, più o meno allungata, collegate da una molla conformata a U, il tutto realizzato in un unico pezzo, per una lunghezza complessiva non inferiore ai 15 cm, lunghezza considerata ottimale per la tosatura (cesoie rinvenute in Italia settentrionale, datate tra il IV e il I sec. a.C., presentano anche dimensioni comprese tra i 20 e i 30 cm).
Nell’antichità le fonti rimandano a due modi per ottenere le fibre di lana: tramite tosatura, servendosi di cesoie (in assenza di queste, non è escluso che si utilizzassero dei coltelli), oppure rimuovendo il vello a mano dal corpo dell’animale durante il periodo della naturale muta.
Testimonianze letterarie e soprattutto epigrafiche di età romana menzionano talune categorie dei lavoratori della lana, di cui talvolta si conoscono anche gli specifici collegi, mentre i textores/textrices compaiono solo raramente nell’epigrafia, per lo più concentrati nella città di Roma e a Pompei, in relazione probabilmente a officine private.
I rinvenimenti di tale categoria di oggetti nel corredo funebre, oltre alla potenziale valenza simbolica degli strumenti della filatura, associati nelle sepolture femminili alla presenza di fusaiole, sono da relazionarsi come oggetti personali usati nelle attività domestiche. Naturalmente, le cesoie potrebbero indicare l’attività del defunto, ma anche la produzione e commercio di tessuti e vestiti, nonché, ipoteticamente, il significato di iniziazione all’età adulta. Nelle sepolture maschili in particolare del mondo celtico, le cesoie vengono accompagnate spesso da lame di coltelli.
A cura di Anna Paola Delogu