Archeoquiz: la dea Ashtart
4 dicembre 2020
Prendendo spunto dall'Archeoquiz che vi proponiamo ogni settimana nel nostro profilo Facebook, oggi vogliamo parlarvi del culto di Astarte, la divinità femminile più diffusa nell'Oriente fenicio ma largamente attestata anche nel mondo fenicio-punico d'Occidente.
Rappresentata come l'erede della grande dea, vergine e madre della religiosità mediterranea, Astarte è simultaneamente divinità legata alla fecondità ma anche all'amore passionale, e al suo culto è connessa la prostituzione sacra.
Sulla base della documentazione esistente l'espressione "prostituzione sacra" può essere classificata su due livelli: la prostituzione connessa al culto, praticata regolarmente da donne consacrate, che vivevano ed esercitavano di continuo all’interno di un santuario con fonte di profitto per le casse dei templi, e quella subita o accettata da donne libere, fanciulle o no, che vi si sottoponevano in periodi particolari della loro vita o in determinate festività religiose.
Si riconosce in quest’ultimo caso, un tipo di prostituzione dotale o prenuziale, che rientra nella sfera sacrale solo per il richiamo al nome e al culto della dea che presiede all'amore. Anche le coste della Sardegna ospitarono templi dedicati alla dea Astarte, a tali luoghi di culto si può accostare anche quello dell’insediamento di Cuccureddus a Villasimius, quantunque per ora la divinità femminile a cui era dedicato il tempio sia anonima.
Le anguste stanzette affiancate entro il corpo del santuario e gli abbondanti unguentari di fabbrica fenicia, greca ed etrusca rivelano la presenza del tempio dedicato ad Astarte ospitante le prostitute sacre.
Il reperto di maggior rilievo è relativo ad un doccione configurato in forma di fallo che doveva essere collocato probabilmente sullo scarico del tetto della struttura.
A cura di Anna Paola Delogu