Tra i pochi reperti noti riguardanti i componenti della famiglia giudicale, ma non i giudici, abbiamo un piccolo sarcofago in marmo. Venne ritrovato da Ovidio Addis, nel 1950, a Tramatza (Oristano), nella sacrestia della chiesa della Maddalena, dove era adibito all’uso improprio di lavabo.
Lo studioso ritenne di poter attribuire l’urna a Giovanna, morta in tenera età, figlia del giudice Chiano d’Arborea e di Giacomina della Gherardesca. Poiché Giovanna, morì verso il 1308, e la chiesa fu edificata soltanto nel 1388, l’Addis dovette limitarsi a formulare una semplice ipotesi sull’ubicazione originaria del sarcofago, il quale, sarebbe pervenuto alla chiesa della Maddalena dalla più antica chiesa di San Saturnino in Tramatza. L’Addis individua nel putto scolpito sulla parete anteriore del parallelepipedo, la piccola Giovanna, la fanciulla con indosso una tunica, ha il viso sorridente, le mani raccolte in atto di preghiera e le gambe leggermente piegate sulle ginocchia.
L’altro reperto, da noi conosciuto è costituito da una lastra in marmo, con epigrafe e stemma, posta nella chiesa di Santa Chiara, in Oristano, ed è relativo alla sepoltura di Costanza di Saluzzo, consorte del giudice Pietro III d’Arborea.
Ricordiamo, inoltre, la lastra tombale del canonico Filippo Mameli, consigliere e stretto collaboratore di Ugone II d’Arborea, recante la data epigrafica maggio 1349: si trova nella cattedrale d’Oristano ed è incassata nella parete destra della cappella gotica meridionale. Un'altra testimonianza rimanda al testamento di Ugone II redatto nel 1335, dove si trovano dettagliate disposizioni in merito alla sua tumulazione, che sarebbe dovuta avvenire, se ultimata per tempo, nella cappella di S. Bartolomeo. In caso contrario, il luogo prescelto restava la Cattedrale, dove si era soliti seppellire i giudici. In ogni caso le tombe dei giudici rimangono ancora un mistero.
A cura di Anna Paola Delogu