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5 agosto 2022
Con una conferenza dell’archeologo Raimondo Zucca, mercoledì 10 agosto, alle ore 19, nell’Antiquarium arborense di Oristano si inaugura la mostra “I devoti sofferenti di Neapolis”.
La mostra racconta la storia della città di Neapolis, un centro nuragico che aveva relazioni di scambio con i Filistei, i Fenici, i Greci e gli Etruschi, tra il XII sec. a. C. e il VI sec. a. C.
Furono le armate cartaginesi, negli ultimi decenni del VI sec. a.C., a conquistare l’ambita posizione e a costituirvi un emporion, un centro di mercato, che in punico doveva chiamarsi mqmhadash (nuovo luogo di mercato) e in greco Neapolis. Presso il porto fu costituito un santuario suburbano dedicato ad una divinità guaritrice, forse come esito di un edificio di culto nuragico, presso le foci del fiume chiamato sacro.
Raimondo Zucca rievocherà la scoperta effettuata nell’area di Neapolis nell’agosto del 1973: “decine e decine di frammenti di statuette puniche di devoti sofferenti: uomini e donne, in nudità rituale, lavorati a mano da artigiani del luogo, gridavano al dio la propria sofferenza per essere guariti dalle malattie, che contrassegnavano con le varie posizioni delle mani. Si trattava del deposito votivo di un tempio a divinità salutare, localizzato nella fascia suburbana settentrionale di Neapolis, presso il bacino portuale. Le figurine di Neapolis si moltiplicarono in quel giorno tra le mie mani fino a dodici frammenti. Il giorno successivo raccolsi ventidue nuove statuine, tra cui una figurina femminile che reca la mano destra sul basso ventre, testine virili e muliebri, arti, una gamba al tornio con il piede in terracotta massiccia ed un pinax fittile (tavoletta votiva) frammentato con un volto antropomorfo (divino?)”.
“Nel prosieguo delle ricerche a Neapolis le statuette in terracotta massiccia, lavorate a mano, integre o in frammenti continuarono ad aumentare fino a raggiungere il numero di 532 – prosegue il professor Zucca -. Tuttavia le indagini restituirono insieme al gruppo maggioritario di figurine modellate a mano, 18 frammenti di statuette lavorate al tornio (come quelle di Bithia, ma con gli arti inferiori), votivi anatomici (in particolare arti inferiori), figurine a stampo, pinakes, vasi plastici prosopomorfi (con la rappresentazione di un volto)”.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Oristano e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano, potrà essere visitata all’Antiquarium Arborense dal 10 agosto al 30 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 20, il sabato e la domenica dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 20 (nei martedì di “Shopping sotto le stelle”, fino al 30 agosto, dalle 17.30 alle 23).