Antiquarium Arborense - Museo archeologico Giuseppe Pau OristanoAntiquarium Arborense - Museo archeologico Giuseppe Pau Oristano

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Riapertura della Torre di San Cristoforo

18 giugno 2021

Dopo un decennio di chiusura e una serie di lavori di restauro e messa in sicurezza, la Torre di San Cristoforo riapre al pubblico.

I tour partono ogni 30 minuti a partire dalle 10 (ultima visita alle 12.30) e dalle 17 (ultima visita alle 19.30), ogni giorno inclusa la domenica e i festivi. 



Oristano capitale del Giudicato di Arborea


Oristano, capitale del Regno di Arborea dal 1070 al 1410, assunse la sua identità e conformazione urbanistica tra il XII e il tardo XIII secolo, quando la città venne munita di una cinta muraria e di alte torri difensive, ad opera del giudice Mariano II de Bas Serra.

La cinta muraria, di forma irregolarmente circolare, era lunga 2 km, con una superficie interna della città di 32 ettari.
Le mura erano intervallate da 28 torri di guardia e da 2 porte principali: a sud Porta Mari, difesa dalla torre di San Filippo e dall’attiguo castello dei giudici; a nord Porta Manna o Porta Ponti, che si apriva verso il ponte romano sul fiume Tirso che conduceva verso Turris Libisonis (l'odierna Porto Torres) con un itinerario prevalentemente lungo la costa occidentale.
La Torre menzionata come Porta Ponti nel 1500 ricevette in seguito la denominazione di San Cristoforo, attestata da un retablo dedicato al santo protettore dei viandanti (retaulet de sanct Christofle de la Porta Ponti), restaurato poco prima del 1564/1565 dal mestre (maestro) Barthomeu Piras.
Originariamente, alla torre di Porta Ponti erano saldati due tratti della cinta muraria, come può ancora notarsi nella parte inferiore, dove sono ancora visibili i blocchi di connessione, all’altezza della porta che metteva in collegamento la torre con il camminamento di ronda delle mura.

Ora si erge isolata al centro della piazza Roma.

La data della realizzazione della torre ci è nota da un'epigrafe custodita nel Museo Archeologico Comunale Antiquarium Arborense.
L’iscrizione, incisa originariamente in un blocco di marmo posto sopra l'arco gotico della porta d’ingresso (e ora sostituito da una copia), consente di datare con precisione la torre tra il 1 gennaio e il 24 marzo 1290, eretta da Mariano (II) vicecomes de Basso (Visconte di Bas, in Catalogna) e Iudex Arboreae (giudice di Arborea), che con la sua innovazione urbanistica di Oristano decretò l’elevazione di Arestano da villa a civitas, come è attestato per la prima volta proprio dalla iscrizione della torre.
La cronologia si basa sul calendario pisano (adottato anche in Sardegna), che iniziava l’anno il 25 marzo, ossia con un anticipo di 9 mesi rispetto al Natale di Cristo e al successivo 1° gennaio. Tuttavia, l’indicazione della III Indizione (un ciclo di 15 anni) ci assicura che nel momento dell'iscrizione della targa il 1290 corrispondeva allo stesso dello stile della Circoncisione di Gesù (1° gennaio).
 


Il testo dell'iscrizione recita:

In no(m)i(n)e D(omi)ni n(ost)ri Ihe(su) Chr(ist)i Am(en). Hoc op(us) turris hui(us) et muru(m) et [portam ?] civit(atis) Arestani fec(it) fieri D(omi)nu(s) M[arianus] vicecomes d(e) Basso, iudex Arbor(eae), q(ui) felix diu [vi]vat et p(ost) obitu(m) i(n) Chr(ist)o q(u)iescat. A[nno] MCCXC, indi(ctione) III. Reg(ni) ei(us) an(n)o XXV c[urrente ?].

In nome del Signore nostro Gesù Cristo Amen. L’opera di questa torre e la cinta muraria e la porta della città di Arestano ha stabilito che si facesse il Signore Mariano, visconte di Bas, giudice d’Arborea, che felice viva a lungo e che, dopo la morte, riposi in Cristo. Nell’anno millesimoduecentesimonovantesimo, nella terza indizione. Nel corso del venticinquesimo anno del suo regno.

 


La torre:

L’impianto architettonico della torre si compone di due volumi sovrapposti, entrambi a base quadrata.

La struttura muraria è realizzata in conci squadrati di arenaria che per un’altezza di 5 metri presentano una lavorazione a bugnato. La porta è inquadrata in un fornice di ingresso a tutto sesto, realizzato anch’esso in blocchi bugnati, in cui si apre un arco a sesto acuto nel quale scorreva una saracinesca di cui rimangono gli alloggiamenti, che veniva sollevata mediante argani posizionati al secondo piano.

Questa torre si eleva per un’altezza di circa 19 metri con un coronamento di 15 merli guelfi (5 per lato); ogni merlo presenta alle estremità della parte superiore degli elementi in arenaria sagomati ad uncino e destinati a sostenere mantelletti (o ventiere) di protezione (ossia i ripari mobili tra merlo e merlo per riparare il tiratore) o aste alle quali appendere gli stendardi in occasione di festività e celebrazioni civili.

 

Lo spazio all’interno della torre è ripartito in tre piani.

PRIMO PIANO:
Il primo piano della torre è quello di accesso al camminamento di ronda lungo la muraglia. I soldati di istanza alla torre potevano accedervi tramite le due aperture con archi a tutto sesto nei lati nord est e sud ovest. Due feritoie laterali permettevano la difesa dell’ammorsamento alle mura cittadine della torre.

SECONDO PIANO:
Il secondo piano è dotato di due feritoie laterali disposte sullo stesso asse mediano dei prospetti nord est e sud ovest e di una ulteriore sul prospetto principale della torre.

TERZO PIANO:
Il terzo piano costituisce la base per l’elevazione di una torretta parallelepipeda di dimensioni minori, circondata da un camminamento perimetrale, protetto dalla merlatura. Il volume della torretta quadrangolare si eleva per circa dieci metri, con una rastremazione caratterizzata da due riseghe. La parte sommitale è articolata in nove merlature a pettine.

La torre ospita una campana dedicata al marchese di Oristán, Leonardo Cubello, realizzata nel 1430 e relativa alla città divenuta capitale del marchesato di Oristán nel 1410, dopo la caduta del giudicato d’Arborea.
Il particolare più rilevante della campana bronzea consiste nelle 24 invocazioni mariane apposte sulla superficie, verosimilmente per porre sotto la protezione della Vergine la città di Oristán.

 

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