Antiquarium Arborense - Museo archeologico Giuseppe Pau OristanoAntiquarium Arborense - Museo archeologico Giuseppe Pau Oristano

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Antiquarium Arborense
Piazza Corrias, 09170 Oristano - Tel: 0783 791262 - info@antiquariumarborense.it

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Storia

La collezione Pischedda

Il Museo civico di Oristano fu fondato nel 1938 con il nome di Antiquarium Arborense, cioè museo di Oristano, che nel medioevo fu la capitale del Giudicato di Arborea.

Il motivo per il quale proprio a Oristano si istituì un museo archeologico risiede nell’eredità morale di Tharros, vantata da Oristano, che divenne sede dell’Arcivescovo e del giudice d’Arborea nel 1070 accogliendo i profughi di Tharros.
Da allora gli oristanesi trasportarono dalla loro città-madre gli spolia, ossia i marmi, le colonne, i capitelli, i blocchi squadrati di Tharros per costruire la cattedrale, le chiese, i monasteri, i palazzi e la cinta muraria turrita.

Nel Settecento, quando nacque anche a Oristano, seppure in ritardo rispetto al collezionismo rinascimentale, il gusto delle antichità ecco che la città di Tharros, con le sue necropoli fenicie, cartaginesi e romane, offrì ai nobili ed ai membri del clero oristanese oreficerie, argenti, sigilli-scarabei, collane, armi, ceramiche, vetri e gemme che divennero “i gioielli di famiglia” degli Arborensi.

La storia delle ricerche di Tharros nel ’700 e ’800, ma anche nelle altre città antiche dell’Oristanese (Othoca - Santa Giusta, Cornus - Cuglieri, Forum Traiani – Fordongianus, Uselis - Usellus), è una storia di saccheggi e depredazioni.
Il primo scavo scientifico (e documentato) della necropoli di Tharros fu effettuato dal Canonico Giovanni Spano, padre dell’archeologia sarda, nell’aprile 1850. L’anno successivo scavarono a Tharros Lord Talbot (James Talbot, 4th Baron Talbot of Malahide), presidente del Royal Archaeological Institute di Londra, e il celebre studioso inglese Lord Vernon (George Venables 5th Baron Vernon), che aveva già avviato nella necropoli di Cuma nel 1843 la propria attività archeologica. A Tharros Lord Vernon scoprì quattordici tombe cartaginesi intatte, ricche di oreficerie. Tutto ciò “accese di rabbia” gli abitanti di Cabras che avviarono per conto loro una radicale depredazione delle tombe tharrensi fino a che il governo di Torino decretò l’interdizione degli scavi abusivi.

Fu solo nel 1852 che il Canonico Spano e il Direttore del Museo cagliaritano Cara ottennero dal Ministero dell’Istruzione Pubblica del Regno di Sardegna l’autorizzazione a compiervi scavi regolari con finanziamento pubblico. A realizzare tali scavi fra il 1853 e il 1854 fu Gaetano Cara, che costituì una grande collezione tharrense, suddivisa in quattro parti: la prima fu ceduta al British Museum nel 1856 per £ 1500, la seconda fu dispersa all’asta di Christie a Londra nel successivo 1857, la terza fu venduta alla Provincia di Cagliari nel 1863 e la quarta, dopo la morte del Cara, mescolata con altre antichità soprattutto neolitiche del cagliaritano, fu aggiudicata al Museo di Cagliari dal figlio Alberto nel 1897.
A Oristano si erano formate le più cospicue collezioni di antichità tharrensi, fra le quali quelle del giudice Francesco Spano, dei nobili Paolo Spano, Salvatore Carta e quella dell’antiquario Giovannico Busachi. Una parte fu acquistata dal museo di Cagliari, mentre un’altra parte restò ad Oristano, dove un giovane avvocato di Sèneghe (OR), Efisio Pischedda (1850-1930), avviò la costituzione della più vasta raccolta privata di antichità esistente in Sardegna.

L’avvocato Pischedda riprese gli scavi nella necropoli meridionale di Tharros e della vasta (e intatta) necropoli settentrionale presso il villaggio di San Giovanni di Sinis, arricchendo la propria collezione dei corredi di decine di tombe fenicie, con vasi locali, ceramica d’importazione greca ed etrusca, armi in ferro, oreficerie, gioielli in argento e scarabei.
La collezione Pischedda divenne punto di riferimento dell’archeologia nazionale e internazionale: possiamo ricordare la visita di Émile Cartailhac preistorico francese, Friedrich Von Duhn, direttore dell’Institut für Klassische Archäologie dell’Università di Heidelberg, Thomas Ashby direttore della British Scholl at Rome, Giovanni Pinza, Giovanni Patroni, Antonio Taramelli ed altri studiosi di grande fama.
Dopo la morte di Pischedda, nel 1930, il Soprintendente alle opere d’antichità e d’arte della Sardegna, Doro Levi, ottenne dal Comune di Oristano l’impegno per l’acquisto dell’importante collezione, che costituì il fondo comunale dell’Antiquarium Arborense dal 1938. L'attuale sede neoclassica della metà dell'Ottocento, appartenuta al senatore Salvatore Parpaglia, è stata aperta al pubblico il 28 novembre 1992.

 

 
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